meditazione

Il criticismo genitoriale è uno stile relazionale, particolarmente dannoso e fonte di afflizioni importanti per i bambini. Possiamo definire il criticismo genitoriale come un ricorso ripetitivo e pervasivo al biasimo da parte di uno o di entrambi i genitori nei confronti dei loro figli.

La persona colpevole è un soggetto che persegue lo scopo di modificare e controllare il comportamento, gli atteggiamenti e le convinzioni altrui usando rimproveri, essendo convinta di sapere ciò che è bene e ciò che è male per gli altri.
In ambito educativo, la persona colpevolizzante produce rimproveri intensi, pervasivi e protratti, che risultano essere dannosi per chi li riceve. Per contro, lo sviluppo morale non consiste nella mera acquisizione di una serie di regole, ma è invece alimentato dalla promozione dello sviluppo delle capacità emozionali o dello sviluppo della capacità empatica.
Il genitore colpevolizzante rimprovera costantemente il figlio o la figlia, giudicando non corretti il suo comportamento, i suoi atteggiamenti, o le sue decisioni, anche se queste sono il risultato di preferenze personali. Pertanto il genitore formula considerazioni normative anche in ambiti nei quali sarebbe meglio incoraggiare l’espressione delle preferenze da parte del figlio e una costruzione autonoma della sua identità.

Perché accade questo? A causa del fatto che il genitore colpevolizzante tende a considerare i propri intenti come standard universalmente validi o quanto meno validi per la persona a cui è rivolta la critica. Questo comporta che gli intenti dell’altra persona non vengano presi in considerazione.
Quasi sempre la persona colpevolizzante si propone di cambiare l’altro, assicurandosi che questo si conformi alle sue direttive.
Il soggetto criticato paga un costo estremamente elevato in termini di autostima, fiducia nelle proprie possibilità e per ciò che attiene all’esplorazione delle proprie risorse.

Crescere in un ambiente colmo di criticismo può minare molti aspetti della vita delle persone. Come avviene per altri tipi di maltrattamento, un sistematico criticismo genitoriale non viene riconosciuto dalla persona che ne è il bersaglio, ma limita l’autostima. I bambini non hanno, così, la capacità intellettuale di mettere in discussione la veridicità del criticismo dei loro genitori. Piuttosto, essi interiorizzano la convinzione da parte dei genitori che essi non sono abbastanza bravi, che non riescono mai a fare qualcosa nel modo giusto.
Esiti negativi del criticismo genitoriale sono il perfezionismo, il bisogno di controllo e l’intolleranza verso l’errore, oltre allo sviluppo di disorientamento personale. Il soggetto criticato tende a sviluppare una dipendenza dal contesto interpersonale. Infatti, una delle conseguenze più comuni è la continua ricerca della validazione esterna. Il criticismo insegna ai bambini che la conferma del loro valore o disvalore risiede fuori da loro stessi. Le parole delle altre persone sono investite dal potere di validare o invalidare il senso della loro identità.

Dott. Jean Floris

Riferimenti bibliografici:
Sassaroli, S., Ruggiero, G.M. (2010). I disturbi alimentari. Bari: Laterza.
Semerari, A. (1999). Psicoterapia cognitiva del paziente grave. Milano: Raffaello Cortina.