Disturbi del comportamento alimentare (DCA)

I Disturbi del comportamento alimentare (DCA) possono essere considerati, ad oggi, una delle più frequenti manifestazioni psicopatologiche dell’adolescenza e della prima età adulta.

La loro crescente diffusione, insieme alle complicanze mediche e agli elevati tassi di mortalità, hanno fatto crescere l’attenzione clinica e sociale su questi disturbi.

Sono disturbi caratterizzati da comportamenti estremi di appetizione o rifiuto del cibo, che conducono ad un deterioramento del funzionamento fisico e psichico del soggetto.

Motore del disturbo è un’intensa polarizzazione patologica sul cibo e sul corpo con conseguente restrizione alimentare, iperalimentazione compulsiva e comportamenti volti ad eliminare il cibo ingerito.

Lo sviluppo dei DCA prevede un’interazione tra diversi fattori di rischio:

  • fattori sociali ed ambientali
  • vulnerabilità biologica (genetica)
  • predisposizione psicologica (fattori intrapsichici).

I sintomi alimentari possono manifestarsi da soli o in associazione con altri disturbi in un continuum clinico che varia da forme lievi fino a forme psicotiche.

L’incidenza dei DCA ha la sua massima espressione nella popolazione femminile in età adolescenziale e post-adolescenziale.

I disturbi alimentari più diffusi sono l’Anorresia Nervosa, la Bulimia Nervosa e il Binge-eating Disorder (disturbo da alimentazione incontrollata).

Anoressia Nervosa (AN)

Che cos’è?

E’ un disturbo caratterizzato dall’ alterazione del modo con cui il soggetto vive il proprio corpo, dal rifiuto di mantenere il peso corporeo al livello del minimo normale/atteso (per sesso, età, traiettoria evolutiva) e da un’ intensa paura di acquistare peso.

Epidemiologia ed ezipoatogenesi:

In una città come Torino ogni anno 8 persone su 100.000 si ammalano di AN

Il tasso di mortalità in Italia si aggira intorno al 5-10% della popolazione.

Cause psicologiche

Le persone affette da anoressia sono spesso perfezioniste, sono i “bravi” figlie e figli che fanno quello che viene detto, che ottengono risultati eccellenti in tutte le attività che svolgono e che si dedicano agli altri . Ma mentre essi sembrano avere tutto, in realtà dentro si sentono impotenti, inadeguati e senza valore. Attraverso la loro durezza critica, se non sono perfetti, sono un fallimento totale.

Pressioni familiari e sociali

Oltre alla pressione culturale, ci sono altre pressioni familiari e sociali che possono contribuire all’anoressia tra le quali la partecipazione a un’attività che richiede snellezza, come la danza, la ginnastica, avere genitori che controllano molto, che danno molta importanza alla loro dieta o criticano l’aspetto corporeo dei loro figli. Eventi stressanti, come l’inizio della pubertà o una separazione possono anche innescare l’anoressia.

Cause biologiche

La ricerca suggerisce che una predisposizione genetica per l’anoressia può essere presente in certe famiglie. Se una ragazza ha un fratello con l’anoressia ha da 10 a 20 volte più probabilità di sviluppare l’anoressia rispetto alla popolazione generale.

La chimica del cervello gioca un ruolo significativo; le persone affette da anoressia tendono ad avere alti livelli di cortisolo, l’ormone del cervello più legato allo stress, e una diminuzione dei livelli di serotonina e noradrenalina che sono associati alle sensazioni di benessere.

I principali comportamenti e sintomi dell’Anoressia legati al cibo

Fare la dieta pur essendo magri o seguire una dieta fortemente limitata, ossessione per le calorie e il grasso, rifiuto di consumare pasti in presenza di altri o in luoghi pubblici.

I Comportamenti e sintomi più comuni dell’Anoressia legati all’immagine corporea sono:

  • Drammatica perdita di peso senza causa medica
  • Sentirsi grassi, nonostante il sottopeso, ci si può sentire in sovrappeso o semplicemente “troppo grassi” in alcune zone del corpo come ad esempio lo stomaco, i fianchi, o le cosce.
  • Essere ossessionati dall’ immagine corporea, dal peso, dalla forma del corpo, o la “forma” dell’ abbigliamento. Frequenti pensieri e preoccupazioni per le piccole variazioni di peso.
  • Essere molto critici verso il proprio aspetto, trascorrere molto tempo davanti allo specchio per controllare i difetti. C’è sempre qualcosa da criticare, non si è mai abbastanza magri.
  • Negazione della magrezza esasperata, negare che il basso peso corporeo sia un problema cercando di nasconderlo (per esempio bere molta acqua prima di essere pesato, indossare abiti larghi).

Effetti fisici più comuni

  • indice di massa corporea (BMI) inferiore a < 17. 5,
  • stato idratativo e temperatura corporea bassi,
  • bradicardia,
  • deficit di sodio, potassio, magnesio,
  • osteoporosi e osteopenia,
  • amenorrea

Terapia per l’Anoressia Nervosa

La terapia più adatta per trattare i disturbi del comportamento alimentare è la terapia cognitivo comportamentale. Uno degli obiettivi principali è quello di diventare più consapevoli delle emozioni negative e di come queste si associano all’anoressia nervosa. Il terapeuta aiuta a riconoscere i propri stimoli emotivi e può insegnare ad affrontarli. La terapia cognitivo-comportamentale per i disturbi alimentari si occupa anche dell’educazione nutrizionale, di far raggiungere e mantenere un sano peso corporeo e di insegnare la respirazione addominale e le tecniche di rilassamento per gestire l’ansia.

La Terapia Cognitivo Comportamentale (TCC) per l’anoressia nervosa utilizza strategie comportamentali attraverso l’esposizione sistematica a cibi proibiti e la creazione di uno schema nutrizionale da seguire in modo regolare affrontando contemporaneamente aspetti cognitivi del disturbo come la motivazione al cambiamento e il disturbo nell’esperire il proprio peso e la forma corporea.

Il bisogno di cure per un disturbo alimentare varia a seconda dell’individuo. E ‘quindi importante che ci sia un piano di trattamento.

Bulimia Nervosa (BN)

Che cos’è?

E’ un disturbo caratterizzato da ricorrenti abbuffate (ingestioni di enormi quantità di cibo in poco tempo), ricorrenti ed inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso (non solo eliminatorie) e livelli di autostima personali indebitamente influenzati dalla forma e dal peso corporei.

Gli episodi di abbuffate compulsive sono inoltre associati a tre o più dei seguenti criteri:

  • mangiare più rapidamente del normale;
  • mangiare fino ad avere una sensazione dolorosa di troppo pieno;
  • mangiare grandi quantità di cibo pur non sentendo fame;
  • mangiare in solitudine a causa dell’imbarazzo per le quantità di cibo ingerite;
  • provare vergogna, depressione o intensa colpa per l’abbuffata

Epidemiologia ed ezipoatogenesi:

L’incidenza del disturbo è di 12 persone su 100.000 ogni anno.

Le cause principali e i fattori di rischio della bulimia includono:

  • Immagine corporea distorta: l’enfasi posta dalla nostra cultura sulla magrezza e sulla bellezza può condurre all’insoddisfazione corporea, particolarmente nelle giovani donne bombardate dalle immagini dei media che presentano un’ideale fisico irrealistico.
  • Bassa autostima: le persone che pensano di essere inutili, senza valore e poco attraenti sono a rischio per la bulimia.
  • Storia di traumi o abusi
  • Importanti cambiamenti di vita: la bulimia compare spesso a seguito di cambiamenti stressanti, come ad esempio le modificazioni fisiche della pubertà, andare via da casa per l’università, o la fine di qualche relazione.
  • Professioni o attività dove l’aspetto è molto importante.

Effetti fisici più comuni:

      • Calli o cicatrici sulle dita o sulle mani a causa del continuo mettersi le dita in gola allo scopo di provocarsi il vomito.
      • Rigonfiamento delle guance dovuto al continuo vomitare.
      • Denti scoloriti per l’esposizione agli acidi dello stomaco durante il vomito. Possono essere gialli, consumati o trasparenti.
      • Non sottopeso. donne e uomini affetti da bulimia sono normalmente di peso adeguato o leggermente sovrappeso. Essere sottopeso e mettere in atto delle condotte di eliminazione può indicare invece un tipo di anoressia con abbuffate/condotte di eliminazione.
      • Frequenti fluttuazioni del peso.

Terapia per la Bulimia

A causa dell’immagine corporea distorta e della bassa autostima che stanno alla base della bulimia, la terapia è un importante parte della guarigione. E’ molto comune tra i bulimici il sentimento di isolamento e vergogna verso le abbuffate e le condotte di compenso e il terapeuta può aiutare a gestire questi sentimenti.

Il trattamento elettivo per la bulimia è la terapia cognitivo-comportamentale che ha come obiettivo il riconoscimento e il cambiamento delle abitudini alimentari dannose e dei pensieri negativi e irrealistici che mantengono il problema e l’evitamento delle situazioni che scatenano il meccanismo delle abbuffate/condotte di compenso.

Di seguito sono elencati gli obiettivi che ci si aspetta di raggiungere con la terapia:

  • Rompere il circolo vizioso abbuffate/condotte di compenso: la prima fase del trattamento è focalizzata sull’interruzione del circolo vizioso e sulla ristabilimento dei normali comportamenti alimentari. Si impara a monitorare le abitudini alimentari, ad evitare le situazioni che scatenano le abbuffate, a far fronte allo stress in modi che non implichino il cibo, a mangiare regolarmente per evitare le “voglie” di un certo cibo, e a combattere l’urgenza di adottare le condotte di compenso.
  • Cambiare i pensieri e i comportamenti disfunzionali: la seconda fase del trattamento si focalizza sull’identificazione e sul cambiamento delle credenze disfunzionali circa il peso, la dieta e la forma fisica. Si indaga l’atteggiamento verso il cibo e si riconsidera l’idea che il valore personale sia associato al peso.
  • Risoluzione dei problemi personali: l’ultima fase del trattamento della bulimia ha come obiettivo la risoluzione dei problemi emozionali che stanno alla base del disturbo alimentare. La terapia può incentrarsi sui problemi relazionali, sull’ansia e sulla depressione di fondo, sulla bassa autostima e sui sentimenti di isolamento e solitudine.

Binge- Eating Disorder (BED)

Che cos’è?

Il disturbo caratterizza per ricorrenti crisi bulimiche che consistono nel mangiare, in un periodo definito di tempo, una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso tempo, con la sensazione di perdere il controllo durante l’episodio

È presente un marcato disagio in rapporto alle abbuffate (senso di colpa) e queste si verificano, in media, almeno una volta a settimana per 3 mesi.

Le abbuffate non sono associate con l’attuazione ricorrente di condotte compensatorie inappropriate come nella Bulimia Nervosa

Epidemiologia ed eziopatogenesi

In genere, il disturbo da binge-eating interessa soggetti adulti, principalmente uomini.

L’origine del disturbo da da binge-eating è complessa e in parte legata a una predisposizione genetica, cui si sommano un serie di fattori personali, familiari, sociali e ambientali sfavorevoli.

Studi condotti negli ultimi anni hanno, inoltre, permesso di evidenziare nei soggetti obesi alterazioni specifiche a livello delle sostanze (ormoni e neurotrasmettitori) che regolano appetito, sazietà e stimolo all’assunzione di cibo, presenti nel cervello o a livello gastroenterico (in particolare, leptina e grelina).

Anche il sonno è risultato strettamente correlato alle alterazioni del comportamento alimentare tipiche del disturbo da binge-eating.

Effetti fisici più comuni:

      • obesità,
      • aumento del rischio cardiometabolico complessivo
      • complicanze specifiche come ipertensione, dislipidemie, diabete, problemi muscoloscheletrici, alterazioni ormonali, disfunzioni sessuali, difficoltà cardiorespiratori.

Terapia per il disturbo da binge-eating

Tale disturbo è difficile da affrontare, sia dal punto di vista psicologico sia per la complessità delle implicazioni organiche. Per assicurare al paziente buone probabilità di ottenere un recupero efficace, sicuro e duraturo è essenziale prevedere un approccio multidiscliplinare, basato sul coinvolgimento coordinato di medici internisti (per gestire i disturbi organici e definire un piano alimentare adeguato alla consistente perdita di peso necessaria) e psichiatri (per correggere i modelli mentali e comportamentali tipici del disturbo).

L’approccio psicoterapico che sembra dare i migliori risultati a lungo termine è la terapia cognitivo-comportamentale, indirizzata a ridefinire il rapporto con il cibo e a fornire al paziente gli strumenti per reagire in modo favorevole a stimoli negativi che si possono comunemente incontrare nella vita quotidiana e che rappresentano il principale fattore scatenante le abbuffate.