rimuginio

La sofferenza amorosa fa parte delle normali esperienze di vita che prima o poi ci si trova ad affrontare. Quando è sana e quando diventa un problema? Distrarsi serve? Come uscirne?

Giovedì 13 dicembre, presso la sede di Mental Care in via Susa 12, si è tenuta una serata in cui si è discusso questo tema doloroso molto comune: la fine di una relazione dopo essere stati lasciati. A chi infatti non è mai capitato?

Ciascuno di noi ha avuto un’esperienza di sofferenza amorosa: a volte può essere un fulmine a ciel sereno, altre una cosa che ci si aspettava, ma il momento in cui il nostro partner decide di lasciarci è comunque un momento molto difficile: significa realizzare il distacco, fare i conti con quel senso di mancanza che ci fa così male, lasciar andare l’altro, rimodellarsi su nuovi equilibri.

La separazione in una relazione di attaccamento è senza dubbio tra le esperienze più dolorose, rispetto alla quale non ci sentiamo mai pronti, anche se in passato abbiamo già conosciuto ed affrontato abbandoni e distacchi. Anzi, spesso succede di essere ancora più fragili e spaventati.

La perdita è l’evento più logorante della vita, ci rende vulnerabili emotivamente, addirittura più esposti a malattie ed incidenti. È in grado di provocare dolore fisico.
Spesso, non a caso, si utilizza il termine “lutto”: un legame importante che si spezza ci porta in effetti a vivere un vero e proprio lutto. Quando perdiamo qualcuno di speciale, perdiamo anche parti di noi. È come uno strappo, una sorta di amputazione emotiva che ci costringe a dover vivere
senza quel nostro pezzo. Come affrontiamo questa esperienza dipende da molte cose, ad esempio da quanto eravamo preparati, dalle risorse interne, dall’aiuto esterno, dalla storia personale.

Non tutti siamo vulnerabili allo stesso modo, e non sempre noi stessi reagiamo ugualmente al dolore.
Per orientarci e capire cosa sta succedendo è possibile fare riferimento ad un modello comune di lutto che, nonostante le particolarità individuali di ciascuno, “normalizza” l’esperienza della rottura di un rapporto, e soprattutto ci fa capire che si tratta di un processo e non di uno stato e quindi che non rimarremo per sempre vittima della disperazione anche se ci sentiamo abbattuti ed inconsolabili.

Si è visto che la mancanza di una persona significativa provoca una sequenza tipica di risposte, identificabili in 5 fasi:

  • negazione e rifiuto: “Come può essere successo? Non è possibile…” È il momento in cui ci
    intratteniamo con fantasie, ci attacchiamo a piccole cose nell’illusione di recuperare. L’idea che
    una persona così intima non esista più per noi va oltre la nostra comprensione, quasi non ci
    crediamo. È solo più tardi che affonderemo ancora di più nel dolore, diventando instabili
    psichicamente ed alternando momenti di iperattività, regressione, angoscia, disperazione, ed anche
    momenti di rabbia.

  • rabbia e risentimento: rabbia per colui che ci ha abbandonato – “Come ha potuto farmi questo? Non la passerà liscia…”-, ma anche verso noi stessi per quello che non siamo riusciti a fare.

  • • patteggiamento con gli altri ma anche con se stessi;

  • • depressione;

  • strada verso l’accettazione.

In queste tre ultime fasi recriminazioni e sensi di colpa possono accavallarsi, siamo portati da un lato a demonizzare l’altro, dall’altro ad idealizzarlo, perdiamo lucidità. Per quanto paralizzante e controproducente, questa fase fa capire però che stiamo lavorando. Indica che da qualche parte
dentro di noi, il disagio sta montando per portarci a vedere la relazione da una diversa prospettiva.

Vuole spingerci al cambiamento per arrivare ad una sorta di accettazione, per fare pace con la perdita, per riuscire ad abbandonare la relazione e andare avanti con la propria vita. A volte sembra che questa fase non arrivi mai, siamo ancora impigliati negli stadi precedenti: non si tratta infatti di
un processo lineare e diritto, non ci sono tempi prestabiliti né un modo per affrettare le cose.
Si tratta di un percorso interiore che ci porta a sollevare domande, esplorare nuove possibilità, sfidare i nostri assetti precedenti. Per poi cambiare comportamento, aspettative, definizione di noi stessi.

Nel corso della serata sono state focalizzate situazioni difficili e dolorose del passato, si è discusso insieme seguendo una traccia che può essere utile da seguire per prendere consapevolezza di quel che ci sta succedendo: cosa è accaduto? cosa ha fatto più male? quali erano le emozioni/fantasie di
quel momento? come avete cercato di uscire dalla sofferenza amorosa, come avete provato a
reagire? Si sono valutate diverse strategie, ed è seguito un breve brainstorming su quanto emerso.
Due sono solitamente le strategie messe in atto nel tentativo di elaborare il dolore:
– Rimuginare continuamente sul mal d’amore;
– Distrarsi per tutto il tempo con attività.
Sono ambedue problematiche, nel primo caso non ci permettiamo di lasciar andare e di rifocalizzare i nostri interessi e la nostra vita su altro.
Nel secondo caso ci rifocalizziamo ma proviamo ad evitare del tutto la sofferenza cercando di non contattarla del tutto e dunque di fatto non elaborando il trauma della perdita.
E’ più auspicabile un mix tra ricerca di senso e (comprensibile) sofferenza per la perdita ed investimento su attività esterne gradevoli e stimolanti.
Infine, sono stati elencati e discussi alcuni piccoli suggerimenti da tenere a mente quando finisce un amore:

1) Con forbici immaginarie tagliare i ‘Perchè?’ dai pensieri. Si tratta di quei “perchè” che con facilità colonizzano la nostra mente, diventano i tormentoni delle nostre giornate, ci bloccano nel tentativo di trovare delle risposte che spesso non è possibile trovare. Ad un certo punto occorre accettare ciò che è, liberarci e aprirci a nuove soluzioni. Ad sempre “Perchè mi ha lasciato?” deve diventare “Mi ha lasciato, non ho capito per quale motivo ma è un fatto, ora devo pensare a cosa fare della mia vita.”

2) Non copriamo o mascheriamo il dolore, deve trovare canali di sfogo, a volte la paura lo congela. Meglio mettere in conto, accogliere ed accettare i momenti iniziali di forti emozioni, mantenere la consapevolezza e non abbandonarsi ai diversi stati d’animo che si accavallano (non solo accettare il dolore, ma addirittura viverlo fino in fondo, con tutto il suo peso). Non pensiamo da subito di essere in grado di andare avanti, di cambiare improvvisamente la nostra realtà emotiva. Diamoci tempo, anche per le decisioni importanti.

3) Consideriamoci “convalescenti”, prendiamoci cura di noi stessi, del nostro corpo e del nostro benessere psicologico. Facciamo qualcosa per guarire ogni giorno: trovando supporto negli altri, scegliendo di fare cose, tenendosi occupati, non aspettando l’umore giusto per agire, chiedendo
aiuto se ne sentiamo il bisogno.

4) Occhio alle cosiddette relazioni di rimbalzo, cioè all’utilizzo di altre persone per riempire quel vuoto immenso lasciato dalla relazione passata. Le storie di passaggio possono infatti essere lenitive nel breve termine ma un dolore, un “lutto”, non elaborato non ci permette di diventare partner
completamente impegnati.

5) Prepariamoci a cambiare: in qualche modo bisogna auto-riprogrammarci. Come?

  • Evitare di stare soli, cercare di parlare ed uscire con amici/familiari, se viene da piangere non
    evitarlo;
  • viaggiare;
  • esprimere le proprie emozioni, non negare la sofferenza;
  • evitare i sentimenti di autosvalutazione;
  • evitare di idealizzare l’altro (sforzarsi di ricordarne anche i difetti);
  • evitare di cadere nella trappola “resterò sempre solo” ed evitare le lamentele;
  • vivere il presente, focalizzarsi sulla realtà;
  • attivare nuove risorse e posizionare il proprio sguardo su ciò che di bello deve ancora accadere
  • lavorare sulla propria realizzazione personale;
  • accettare la propria rabbia;
  • coltivare il proprio benessere psicologico (accorgersi dei viaggi della mente, decidere dove porre
    la propria attenzione, meditazione);
  • prendersi cura del proprio corpo;
  • evitare di cercare il sostegno della persona che ti ha lasciato;
  • stabilire nuovi obiettivi.

Dott.ssa Simona Filippini