relazioni tossiche

Siamo quasi tutti stati abituati a collegare l’errore al colore rosso poiché a scuola, quando ti veniva consegnato un compito, la prima cosa che si notavano erano gli sbagli commessi.
Ma ci siamo mai fermati a pensare se l’errore è sempre un qualcosa da penalizzare o se può essere considerato una risorsa?
Questo discorso si può riferire non solo all’ambito scolastico ma anche a quello educativo, emozionale-affettivo, socio-relazionale o agli aspetti della vita quotidiana.

Quando un bambino sbaglia di solito ne consegue una sottolineatura dell’errore ed una punizione, ma se cambiassimo il modo di vedere le cose? Con questo non si vuole incentivare il fatto di non far mai notare al bambino un comportamento scorretto piuttosto che un errore in una verifica scolastica, ma semplicemente modificare la prospettiva con la quale glielo si mostra. Si tratta quindi di trasformare l’errore in risorsa.

In questo modo sarà educativo e al tempo stesso più stimolante. È infatti ormai riconosciuto, a livello scientifico, l’importanza di molte variabili nell’apprendimento ed in particolar modo degli aspetti emozionali. Far vivere quindi situazioni che potrebbero essere di disagio, in quanto legate ad un errore, in maniera positiva.
Un bambino che, nei primi dettati in classe, dimentica numerose h oppure doppie nelle parole potrebbe essere motivato dall’insegnante o un adulto di riferimento a vedere quell’errore come opportunità di crescita. Questo deve essere però affiancato da un incoraggiamento verso tecniche o idee alternative che supportano la sua motivazione. Ad esempio il suggerimento di utilizzare un gioco, delle immagini, dei video per imparare meglio l’utilizzo di quelle lettere.

Anche il lavoro in piccoli gruppi potrebbe essere d’aiuto in quanto il confronto con altri coetanei, supervisionati da un adulto che sia in grado di correggere nel momento in cui vengono commessi degli errori, può stimolare in maniera alternativa. In questo modo si suscitano emozioni positive che aumentano la motivazione ad apprendere. Si è quindi partiti da una situazione negativa (errore commesso nel compito) ad una modalità di apprendimento positiva ed arricchente sotto più punti di vista (scolastico, sociale, emozionale ecc). In alcuni casi l’errore può anche creare legami nuovi in quanto un bambino potrebbe sentirsi più “vicino” empaticamente al suo compagno proprio per il fatto che entrambi non riescono a comprendere un concetto.

Il contesto scuola non è però l’unico. Può capitare infatti a chiunque, a qualsiasi età e momento della vita, di commettere degli errori: dal posto di lavoro ad atteggiamenti non adeguati o parole scorrette nei confronti di amici o colleghi. In questi casi è inutile rimarcare più volte l’errore commesso, o farlo notare alla persona coinvolta facendola sentire giudicata, ma è importante utilizzare quella situazione per apprendere qualcosa di nuovo. In questo modo la volta successiva il comportamento si modificherà senza sentire però il “peso” del giudizio seguito a quell’errore. Una situazione negativa (dovuta ad un errore commesso) si è trasformata così in una risorsa per imparare e cambiare. Spesso è proprio quella situazione che ci ha causato un forte disagio a darci la forza per affrontare successivamente una situazione simile e questo accade grazie ad una elaborazione e trasformazione dei fatti in modo positivo. Ad esempio il “rimprovero” del capo ufficio può essere colto come un incentivo a modificare delle proprie modalità di lavoro e di conseguenza a migliorarsi. Si trarrà così un beneficio non solo a livello lavorativo ma anche personale in quanto si imparerà qualcosa di nuovo su di sé.
Impariamo a vedere le cose da una prospettiva differente..partendo dagli errori che commettiamo!

Dott.ssa Sara Perilli