relazioni tossiche

«È intelligente ma non si applica». Questa frase ha segnato la vita scolastica di moltissimi alunni, tanto da assumere toni ironici. Ma è sempre così? La risposta è no!
Talvolta, infatti, nonostante lo studente si applichi con impegno e dedizione e abbia un funzionamento cognitivo del tutto adeguato, i risultati scolastici tardano ad arrivare e richiedono il doppio delle energie dei coetanei.
È questo il caso di alunni con DSA, ossia Disturbo Specifico dell’Apprendimento.
Ma cos’è un DSA? Questa tipologia di disturbi non è da considerarsi una patologia, bensì una neurodiversità, ovvero una delle possibili manifestazioni dello sviluppo neurobiologico osservabili nell’essere umano. Il DSA è una difficoltà specifica e selettiva che interessa i processi di automatizzazione di una o più abilità (lettura, scrittura e calcolo) ed emerge solo contestualmente all’esposizione del bambino all’ambiente scolastico. Lo studente, nonostante l’allenamento delle suddette abilità a scuola e a casa, continua a presentare difficoltà nella loro automatizzazione, ovvero nella loro esecuzione senza il dispendio oneroso di energia ed attenzione.

L’alunno con DSA presenta:
– una o più difficoltà circoscritte agli apprendimenti curricolari e pertanto non evidenti in tutti gli altri contesti della vita quotidiana;
– un funzionamento cognitivo in norma (QI ≥ 85), a differenza delle competenze di lettura/scrittura/logico-matematiche, che risultano non adeguate in base a quanto atteso per età e classe frequentata. Il livello intellettivo e gli apprendimenti curricolari sono valutati rispettivamente da psicologi e logopedisti attraverso la somministrazione di test standardizzati;
– un impatto significativamente negativo sulla vita scolastica.

Quali sono i DSA ad oggi riconosciuti dall’ICD-10 e DSM-V?
– dislessia (diagnosi al termine della 2° elementare): disturbo specifico che interessa l’automatizzazione della lettura nei suoi parametri di velocità e correttezza. Un alunno con dislessia potrebbe presentare eccessiva lentezza e/o numerosi errori durante i compiti di lettura;
– disortografia (diagnosi al termine della 2° elementare): disturbo specifico che interessa la correttezza ortografica. Nei compiti di scrittura, lo studente commette un numero elevato di errori;
– disgrafia: disturbo specifico relativo alla fluenza e alla qualità del tratto grafico, ovvero l’azione motoria necessaria a scrivere (la valutazione e il trattamento di questo disturbo sono di competenza del Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva);
– discalculia (diagnosi al termine della 3° elementare): disturbo specifico delle abilità logico-matematiche, con difficoltà relative all’automatizzazione della lettura e scrittura del numero e degli aspetti di calcolo.

Nel caso di DSA il logopedista concorre alla diagnosi in équipe multidisciplinare, attraverso la valutazione delle abilità di lettura, scrittura, logico-matematiche e delle altre funzioni corticali superiori correlate (il linguaggio, le competenze metafonologiche, ecc.). Il percorso terapeutico è volto a favorire l’automatizzazione delle competenze più fragili attraverso un allenamento mirato e specifico di queste. Collabora inoltra con il consiglio di classe indicando gli strumenti compensativi (calcolatrice, mappe concettuali, sintesi vocale, ecc) e le misure dispensative più funzionali per ogni alunno, individuandole insieme allo studente stesso sulla base dei suoi bisogni e delle sue caratteristiche.
Logopedista Rossella Barile