meditazione

Spesso i disturbi psicologici si manifestano, o (questi causano) disturbi del sonno. Quando parliamo di disturbi del sonno parliamo essenzialmente di insonnia, la quale è il disturbo maggiormente frequente tra le persone che soffrono di ansia e depressione, disturbo ossessivo-compulsivo, fobie, disturbi alimentari e da uso di sostanze, ma anche altre condizioni organiche.
Il disturbo del sonno che comprende l’insonnia può verificarsi in fase di addormentamento, con la difficoltà a prendere sonno, con numerosi risvegli durante la notte ed infine con disturbi nella fase di risveglio (ci si sveglia molto prima).
La medicina evidence-based si è focalizzata su questa tipologia di pazienti elaborando delle tecniche comportamentali efficaci per la riduzione di questi disturbi, i quali causano non pochi problemi ai soggetti nello stato di veglia, soprattutto a coloro che devono avere una alta soglia attentiva durante il giorno.
In questa sede provvediamo a mostrare una panoramica di queste tecniche, mentre nello specifico ci occuperemo in altri articoli. Le tecniche più efficaci in medicina comportamentale sono:

  • Restrizione del sonno (si riducono sensibilmente le ore di sonno per creare la spinta omeostatica al sonno)

  • Controllo dello stimolo (identificare la stanza da letto come spazio per dormire e fare sesso; tutte le altre attività devono essere svolte in altri luoghi)

  • Igiene del sonno (insieme di regole generali che favoriscono il sonno)

  • Rilassamento (permette di addormentarsi più facilmente)

  • Compressione del sonno (si riduce il tempo nel quale l’individuo non dorme ma è a letto)

  • Intenzione paradossale (si cerca di non dormire).

Solitamente il terapeuta sceglie una combinazione di queste tecniche a seconda del caso, ma ci teniamo a precisare che le tecniche di igiene del sonno e di rilassamento non bastano nei casi medio-gravi, mentre sono efficaci per i casi più semplici.
L’obiettivo è ristabilire un buon ciclo sonno-veglia e far dormire il paziente circa 7 ore e 30 minuti (cioè fare 5 cicli completi del sonno), senza risvegli notturni e mettendosi a letto solo quando effettivamente deve dormire e non per fare altre attività tranne per il sesso.
Segnaliamo inoltre che tali tecniche vengono complementate da un diario del sonno che il paziente tiene fin dall’inizio del trattamento del disturbo del sonno. Nei casi più gravi è necessario integrare queste tecniche comportamentali a tecniche cognitive come la ristrutturazione cognitiva per scardinare pensieri automatici e credenze negative relative al sonno e all’addormentamento.
Di solito, ma non sempre, i disturbi del sonno sono l’espressione di altri disturbi, per cui tale trattamento rientra in un protocollo più ampio per esempio per l’ansia o la depressione.

Riferimenti bibliografici:
Perlis M. et al., (2011), Trattamenti comportamentali per i disturbi del sonno. Tr. it. (2015), Giovanni Fioriti Editore, Roma.

Simone Spadarotto