bambino ansia da prestazione

Sempre più spesso, nella pratica clinica, si incontrano bambini e ragazzi in età scolare che manifestano disagio relativo all’esperienza scolastica, mostrando ansia o paura nel dover andare a scuola, calo del rendimento e manifestazioni somatiche di varia natura (mal di pancia, vomito, mal di testa, febbre), spesso interpretate dai genitori come scuse o capricci.

Sebbene non si esaurisca in essa (di rado le problematiche d’ansia in età evolutiva sono circoscritte alla scuola), l’ansia scolastica è molto spesso collegata all’ansia da prestazione e al forte timore del giudizio di compagni, insegnanti e genitori, giudizio che “deve” a tutti costi essere positivo.

Tipicamente il ragazzo, quando prende un brutto voto, non attribuisce il giudizio valutativo alla prova effettuata in classe bensì alla sua capacità generale, il che favorisce una scarsa stima di sé e sentimenti di fragilità e inadeguatezza: non valuta l’eventuale fallimento come comportamento dimostratosi inefficace (ma correggibile), ma ne fa una questione di valore personale.
L’idea di aver valore solo se si ha successo, o di meritare la stima e l’affetto dei propri cari solo se si va bene a scuola (credenze certamente favorite anche da variabili ambientali e/o familiari), trasforma quindi l’eventuale brutto voto in una vera e propria minaccia al sé, alimentando la paura di disattendere le aspettative dei propri genitori, di non farcela, di non essere buono a nulla ecc., paure e credenze che a loro volta alimentano l’ansia.

A tutti è capitato almeno una volta nella vita di provare ansia da prestazione di fronte ad una prova impegnativa, particolarmente difficile o significativa. Di per sé l’ansia è un’emozione utile e funzionale alla prestazione, mobilita le nostre risorse e motiva all’azione.
Quando però i livelli di tensione diventano eccessivi e non proporzionati al “pericolo” reale, l’ansia da prestazione si esprime con uno stato di iperattivazione psicofisiologica, con sintomi fisici, psichici e comportamentali che risultano di difficile gestione.
Provare una sensazione di ansia che oltrepassa una certa soglia di tolleranza compromette di fatto la prestazione, o comunque la rende molto difficoltosa. Si crea un vero e proprio circolo vizioso: all’ansia di partenza si aggiunge una cattiva prestazione che, a sua volta, accresce l’ansia per la prova successiva. Questo può portare a veri e propri evitamenti (assenze frequenti) che vanno valutati attentamente poiché potrebbero indicare una sofferenza e un disagio significativi.

Come già detto, l’elemento attivante è quindi la paura della prova (compito in classe, interrogazione, esame…) che porta con sé la paura di essere giudicati, di fallire, di deludere, di non essere amati e stimati ecc…
Valutando la possibilità di chiedere l’intervento dello psicologo, qualora l’ansia manifestata dal bambino/ragazzo sia intensa, frequente e persistente e ne comprometta il benessere psicofisico, è bene innanzitutto allentare un po’ la presa sul rendimento scolastico del proprio figlio, riducendo in lui l’idea di dover essere bravo a tutti costi… l’importante non è prendere voti alti sempre, essere i migliori della classe ed essere bravissimi in tutto cioè che si fa (comprese le attività extrascolatiche), ma impegnarsi al massimo delle proprie capacità, con energia e serenità.

Dott.ssa Roberta Calabrese