Disturbo bipolare
Il disturbo bipolare, una volta conosciuto come “psicosi maniaco-depressiva” è una sindrome psichiatrica che altera in modo iperbolico il tono dell’umore, alternando fasi di eccitamento ed euforia (fase maniacale o ipomaniacale) a fasi di profonda e sconfortante depressione. Questo disturbo colpisce circa 1 maschio su 100, quasi 2 femmine su 100 ed è una malattia molto invalidante per chi ne soffre e per i familiari. Il periodo in cui è più probabile sviluppare il disturbo è tra la tarda adolescenza ai 20 anni, con un picco intorno ai 18 anni.
L’eziopatogenesi rimane ad oggi sconosciuta, ma sono stati individuati diversi fattori biologici, genetici e ambientali correlati con l’insorgenza del disturbo bipolare.
A livello biologico, si sono riscontrate delle anomalie a livello neurotrasmettitoriale ed endocrino: una mancanza di serotonina, ed un eccesso di cortisolo (correlata con la depressione, solitamente)
E’ stato studiato che il disturbo bipolare è una malattia influenzata molto dalla genetica. Nel bipolare di tipo I, la genetica aumenta il rischio di sviluppare il disturbo di 8/18 volte. Perciò chi ha un parente, specialmente prossimo, che ha sofferto di questa malattia ha una maggiore probabilità di ammalarsi a sua volta.
L’influenza ambientale, specie nello sviluppo, può aumentare le probabilità di comparsa del disturbo. Fattori psicosociali di forte rilevanza traumatica, come gravi lutti, abusi ma anche problemi finanziari e lavorativi possono portare le persone già predisposte ad ammalarsi.
I sintomi del disturbo sono diversi a seconda della fase in cui si trova il soggetto al momento della diagnosi, che tipicamente avviene dopo un episodio manicale (disturbo bipolare di tipo I) o ipomaniacale (disturbo bipolare di tipo II).
Nella fase di mania, sono tipici:
- il ridotto bisogno di sonno
- l’umore continuamente elevato ed euforico
- la velocità di pensiero e di produzione linguistica, difficilmente rallentabili
- distraibilità elevata e fuga delle idee.
- agitazione psicomotoria e aumento delle attività lavorative, sociali, sessuali
- coinvolgimento in attività ludiche tendenzialmente dannose (gioco d’azzardo, acquisti spropositati, comportamento sessuale sconveniente)
Per la diagnosi di tipo I, i sintomi sopra descritti devono richiedere una compromissione dell’attività lavorativa e sociale, devono richiedere l’ospedalizzazione oppure devono essere presenti ideazioni psicotiche. Altrimenti, si parla di disturbo bipolare di tipo II (ipomaniacale).
Nell’episodio depressivo invece, troviamo:
- Umore depresso tutti i giorni per la maggior parte del tempo
- Anedonia, cioè mancanza di piacere, per quasi tutte le attività
- Significativa perdita di peso e/o diminuzione dell’appettito
- Insonnia o ipersonnia
- Astenia e affaticamento
- Ridotta capacità di pensare o concentrarsi
Il trattamento del disturbo bipolare è principalmente farmacologico, con terapie stabilizzanti e antidepressive. Sono tipici i farmaci come il Litio, stabilizzatore che serve ad evitare eccessivi sbalzi del tono dell’umore, e antidepressivi come gli SSRI. Tuttavia la supervisione ed il monitoraggio medico dev’essere costante e continuo data la cronicità del disturbo e la facilità in cui tendono a ripresentarsi gli episodi. Un uso eccessivo di antidepressivi potrebbe favorire la ricaduta in una fase maniacale/ipomaniacale. Sono anche usati degli antipsicotici se presenti dei deliri.
E’ di fondamentale importanza associare una psicoterapia, di tipo cognitivo-comportamentale, specialmente se vi è la compresenza di un disturbo di personalità. La psicoterapia aiuta infatti a riconoscere rapidamente i segnali dell’ avvicinarsi di una fase di mania o depressiva, e a trovare le giuste strategie per affrontarle.