terapia familiare

Frequentemente ci si trova di fronte a genitori che chiedono un aiuto per una problematica o un sintomo manifestato dal figlio.
I genitori spesso considerano la manifestazione sintomatica, come qualcosa di intrinseco al bambino e di conseguenza si aspettano che lo psicologo intervenga su di lui per risolvere il problema di cui è portatore. La loro sembra quasi una richiesta di “riparare” il problema del minore, come se questo riguardasse solamente lui.
In realtà, non solo è ampiamente dimostrato che è possibile comprendere più a fondo il problema manifestato dal bambino inserendolo nel contesto delle sue relazioni familiari, ma addirittura che i figli portano spesso disagi e sofferenze che si estendono ad altri componenti della famiglia.
Ogni aspetto dello sviluppo dell’individuo infatti, compresi quelli che possono apparire sintomatici o patologici, non va considerato come parte di un processo individuale scollegato dalla realtà all’ interno della quale è immerso, quanto piuttosto come elemento che si va ad inserire nella circolarità delle relazioni, quale determinante e determinato da esse.
La natura relazionale di una sintomatologia individuale assume rilevanza a maggior ragione quando è il minore il paziente designato.
Inoltre, sebbene generalmente una problematica manifestata dal bambino venga considerata come interna al bambino, tutti i componenti della famiglia ne vengono influenzati, manifestando di conseguenza sentimenti di sconforto, impotenza e fallimento.
Da tali considerazioni discende la necessità di allargare il campo e ridefinire la domanda d’aiuto spostando l’attenzione dalla designazione del bambino all’intero sistema familiare, che diviene così fonte di risorse importanti per innescare il cambiamento.
In questa prospettiva la problematica infantile svolge la funzione di esprimere un disagio che frequentemente riguarda l’intero nucleo famiglia e non soltanto il bambino, portando alla luce modalità relazionali disfunzionali del sistema familiare. Sotto questa luce il sintomo del bambino assume quindi un significato diverso, passando dall’essere un comportamento malato da guarire, a campanello d’allarme di un disagio che coinvolge l’intera famiglia.
In quest’ottica diviene quindi fondamentale riuscire a comprendere cosa segnali il bambino attraverso il comportamento sintomatico in quel determinato momento e a chi sia rivolto tale messaggio.
L’intervento psicologico appropriato dovrebbe quindi essere teso a cogliere questi elementi di sofferenza e disfunzionalità dell’intero sistema familiare, spostando l’attenzione dal disturbo del bambino al significato che proprio quel disturbo ha in quella determinata organizzazione familiare ed in quel preciso momento del suo ciclo vitale (M. Andolfi).
Un lavoro terapeutico di questo tipo è possibile solamente adottando un ottica allargata e circolare, quale quella della terapia familiare, che tenga conto della complessità dei legami e delle relazioni all’interno delle quali i sintomi del bambino si manifestano.